Fatta la legge, trovata la via di fuga. Per sopravvivere all’odiato decreto che impone – dal 15 ottobre – l’obbligo di avere il Green pass per accedere sui luoghi di lavoro molti lavoratori non vaccinati hanno trovato la ‘soluzione’ per non dover sostenere il costo del tampone, non indifferente se parliamo di 15 euro ogni 48 ore lavorative fino al 31 dicembre prossimo.
La ‘soluzione’ in questo caso è il ricorso alla malattia, pagata da Inps e datore di lavoro (nella maggior parte dei casi). Questo è successo, secondo quanto scrive il quotidiano Il Giornale in edicola oggi, con un boom di certificati medici inviati solo ieri:
”Qualche coda quà e là per i controlli, sporadiche proteste di chi – senza certificazione – non ha potuto accedere al posto di lavoro, una prevedibile impennata dei tamponi e un lieve aumento dei certificati medici di chi in extremis si è giocato la carta della malattia per scongiurare la sospensione e la perdita dello stipendio (l’Inps ieri a mezzogiorno aveva ricevuto 47.393 certificati, il 23% in più rispetto a venerdì scorso)”.
Dati importanti, quelli Inps, se si pensa che il confronto è fatto con appena 7 giorni fa. Dati che dimostrano come sia in atto un vero e proprio fenomeno, che potrebbe avere una coda significativa anche nei prossimi giorni. Ma è possibile mettersi in malattia per evitare il controllo sul Green pass? Evidentemente no. Il certificato medico di malattia deve attestare l’effettivo stato di morbilità, per cui è scorretto il suo utilizzo per nascondersi dietro il non possesso del Green pass. Anche in questa circostanza, come altre, viene impropriamente utilizzato come strumento ‘di difesa’ per gestire una situazione di difficoltà nel rapporto di lavoro.
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