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Salario minimo 9 €/ora aumenti per il 30% dei lavoratori: “PD e destra contrari”

Una legge che stabilisca il salario minimo a cui tutti i lavoratori hanno diritto. E’ uno dei temi che fa vacillare gli equilibri politici.

E’ quanto accade in questi giorni sulla proposta di legge del Movimento 5 Stelle all’esame in Parlamento, che intende introdurre un salario minimo fissato per legge di importo pari a 9 euro per ogni ora. Proposta depositata ormai da tempo sulla quale non si è mai trovata una convergenza con le altre forze politiche, che – sollecitate anche dalle organizzazioni sindacali e di rappresentanza delle imprese – hanno idee diverse. A partire dal Partito Democratico che nel Governo esprime anche il Ministro del Lavoro.

A far la cronaca della situazione politica intorno a questo delicatissimo tema è Il Fatto Quotidiano in edicola il 19 febbraio 2022:

Fissare a 9 euro lordi il salario minimo, ha fatto notare un mese fa il gruppo di esperti nominati dall’attuale ministro del Lavoro Andrea Orlando, significa che il 29,7% dei lavoratori dovrà avere un aumento e se consideriamo i soli lavoratori domestici, praticamente gli aumenti scatterebbero per nove addetti – o meglio nove addette – su dieci. Insomma, la portata sarebbe rivoluzionaria perché imporrebbe ai datori di alzare (finalmente) le buste paga per quasi un terzo dei loro dipendenti. È proprio quello che ha fatto notare ieri Tridico nella sua intervista, ricordando che le retribuzioni di 4,5 milioni di lavoratori sono sotto i 9 euro lordi all’ora. Ecco spiegato perché in Parlamento le forze politiche solitamente più sensibili alle esigenze imprenditoriali hanno alzato le barricate. Ne è venuto fuori un bizzarro “campo largo”, per usare l’espressione di Enrico Letta, che va dal Partito democratico fino alla Lega. Proprio i dem hanno indicato un modo alternativo per individuare il salario minimo: la soglia non andrebbe prevista per legge, ma stabilita di volta in volta da una commissione guidata dal presidente del Cnel e partecipata da dieci rappresentanti dei sindacati e altri dieci delle associazioni datoriali, oltre a un nucleo di esperti tecnici. A parte la ritrovata passione per il ruolo del Cnel da parte di chi meno di sei anni fa proponeva di abolirlo per via referendaria, questa ipotesi farebbe sì che stabilire il salario minimo sia un braccio di ferro tra chi rappresenta le imprese e chi i lavoratori: il risultato, abbastanza scontato, sarebbe un deciso ribasso rispetto ai 9 euro proposti dalla legge. Accanto alla lotta per far fuori la soglia, Forza Italia cerca addirittura di far entrare nella legge i soliti incentivi alle assunzioni (anche a termine) per le imprese”.

(Foto credit: sindacato USB)

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