Adele è una giovane ragazza emigrata in Italia dal suo paese nativo: l’Afghanistan. È stata fin da piccola una ragazza molto timida e introversa, non riusciva ad aprirsi mai con nessuno e raramente si esprimeva con i suoi genitori. Questo suo carattere introverso portò molti disagi nella vita della ragazza. All’età di sette anni, Adele dovette imparare a cavarsela da sola nel mantenere la sua famiglia e lei stessa e cercare di sopravvivere. Dovette imparare ben presto ad aiutare la propria mamma nelle faccende domestiche essendo che il padre era costantemente fuori casa per motivi di lavoro, imparare a lavare i piatti, a curarsi da sola, a preparare il pasto da sola e persino ad uscire di casa per fare la spesa. Dopotutto queste piccole esperienze l’hanno aiutata a diventare una donna indipendente e abbastanza forte da affrontare molti ostacoli della vita; certo, la sua timidezza è sempre rimasta, ma in qualche modo Adele sentiva che non aveva più paura di ciò che il futuro le riservava, oramai era pronta a tutto, si sentiva una vera leonessa. All’età di diciassette anni, dopo essersi trasferita in Italia, avendo subito una brutta esperienza scolastica e non avendo acquisito i requisiti principali per permettersi l’accesso all’università, si dedicò precocemente al mondo del lavoro. Sapeva anche lei che era davvero troppo piccola per affrontare un’esperienza del genere, ma era anche fiduciosa del fatto che in questo modo sarebbe riuscita a portare a casa qualche soldo con la speranza di riuscire ad aiutare se stessa e la sua famiglia. Fortunatamente, dopo molteplici ricerche di lavoro, venne assunta come cameriera in un ristorante dal nome “Al Ferma Tempo”. Il primo giorno di lavoro fu davvero magnifico e indimenticabile, i colleghi con i quali doveva lavorare in sala l’accolsero in maniera estremamente affettuosa e subito si sentì a suo agio, quasi come se quella fosse diventata immediatamente la sua seconda casa. Adele adorava il suo nuovo lavoro, con tutti era sempre molto gentile e disponibile, in sala dava il meglio di sé e i clienti li trattava in maniera impeccabile: insomma sembrava proprio che la sua presenza avesse dato quel “tocco” in più di allegria che sembrava mancare in quel ristorante. La sua nuova avventura andava a gonfie vele ma, dopo un anno dall’inizio dell’attività lavorativa, la ragazza si accorse che dopo tutto il lavoro svolto anche al di fuori delle sue ore lavorative, non veniva ripagata in maniera consona. Era un problema che aveva già notato da molto tempo ma ogni volta ci passava sopra, pensava che magari il suo datore di lavoro prima o poi le aumentasse il salario…magari la stava ancora valutando essendo a quei tempi l’ultima arrivata… Adele però non resistette più e capii ben presto che a queste condizioni non poteva lavorare, i suoi colleghi ricevevano sempre un salario adeguato al lavoro svolto e alle ore giornaliere, invece lei nonostante facesse del lavoro extra le venivano retribuiti solo 400 euro al mese. Decise di non rimanere più in silenzio e il giorno dopo parlò con il proprio datore di lavoro: David. Lui ribadì più volte alla ragazza che secondo lui non c’era assolutamente nulla di cui preoccuparsi perché quello che percepiva era il giusto compenso e alla fine minacciò anche di licenziarla qualora si fosse ancora lamentata. Adele rimase molto delusa dal comportamento di David e dalle sue parole, tanto che non riuscì neanche a ribattere, in fondo il licenziamento la spaventava moltissimo. Ricordò però un particolare della conversazione: David le disse che lei essendo donna non sarebbe mai potuta arrivare ad una paga così alta come quella che hanno i suoi colleghi uomini. Questa frase la fece riflettere molto e da quel momento in poi capì che non poteva più stare più zitta. Dopo due mesi Adele, stufa del comportamento da parte del suo datore di lavoro, decise che era il momento di fare vedere a tutti quanto valeva e così si licenziò. Dopo aver lasciato finalmente il lavoro riuscì ad aprire un’attività tutta sua: il 5 maggio del 2003 venne inaugurata la sua boutique a Roma, vicino al Colosseo, dal nome: “La Boutique di Adele”. Sin da piccolina aveva coltivato questa passione per la moda e ogni volta che ci pensava le affioravano alla mente le notti passate a cucire insieme alla mamma Wendy quando vivevano ancora in Afghanistan. Questi ricordi ancora oggi la riportano a quando aveva cinque anni e ogni volta che ne parla l’emozione che traspare nei suoi occhi è sempre la stessa. La sua nuova attività riscontrò ben presto un notevole successo, tanto che la boutique fu piena di clienti già dal primo giorno. Finalmente Adele possedeva un’attività tutta sua, aveva dei collaboratori che avevano gli stessi diritti e lo stesso salario. Oltre ad occuparsi del suo lavoro, decise di aprire anche un’associazione dedicata ai diritti delle donne dal nome “Io non sto in silenzio”. Questa attività ricevette ben presto numerose visite da parte di donne che come Adele cercano di essere forti nonostante le numerose discriminazioni che ricevono ogni giorno. La ragazza cercò di rendersi il più disponibile possibile, voleva davvero cercare di aiutare quelle povere donne che ogni singolo momento della loro vita dovevano sentirsi inferiori perché tali, non lo riteneva giusto e insieme a lei in molti sostenevano le sue idee. Grazie al suo immenso impegno Adele nell’aprile del 2010 ricevette il premio per la “Portavoce dei diritti delle donne” da parte della fondazione “Più forti dei pregiudizi”.
Sofia Kvasnii
Ludovica Menna
Gorgia Forconi