“Siamo d’accordo che facciano questo tentativo così almeno le prove che il Reddito di cittadinanza non c’entra niente”. E’ il commento di Giovanni Cafagna, presidente dell’Associazione Nazionale Lavoratori Stagionali (ANLS), alla notizia di un imminente provvedimento del Governo che garantisca ai percettori del Reddito di Cittadinanza il 50% dell’importo se accettano di lavorare “la stagione”, a partire da settori come il turismo ma anche nell’agricoltura.
La notizia è di ieri, l’ha lanciata il quotidiano romano Il Messaggero, intervistando il Ministro del Turismo Giancarlo Garavaglia: il Governo punterebbe a “stanare” quei percettori RdC con un incentivo, il 50% del sussidio appunto, se accettano un lavoro temporaneo in hotel, ristoranti, stabilimenti balneari, ecc. Secondo il Ministro leghista – e nella visione di una parte dell’opinione pubblica e del mondo delle Imprese – sarebbe un modo per convincere i più “attaccati al divano” ad accettare un lavoro.
Ma è davvero così? La carenza di lavoratori stagionali deriva del reddito di cittadinanza che li vizia? La questione è più complessa, come ha spiegato più volte proprio l’ANLS, l’unica associazione nazionale che riunisce e rappresenta gli interessi dei lavoratori impegnati nelle attività turismo. Tutto parte non dal sussidio per eccellenza, cioè il RdC, ma da i sussidi che mancano: cioè una sistema di indennità di disoccupazione adeguato che tuteli i lavoratori con contratti brevi, spesso di 1 o 2 mesi appena. Anzi da quando esiste il “reddito” gli stagionali sono anche aumentati (dati INPS). “Va rivista la NASpI”, sostiene Cafagna e i suoi, che qualche mese fa hanno anche lanciato un appello al Ministro del Lavoro Andrea Orlando .
Appello inascoltato, per ora. Nel frattempo, tra dichiarazioni proclami e falsi annunci, alimentati dal clima pre-elettorale, la stagione è iniziata e non nel migliore dei modi.
“Quello che sta accadendo – sottolinea Cafagna in ESCLUSIVA a TuttoLavoro24.it – in queste settimane in tutte le località balneari d’Italia è un numero incredibile di lavoratori che stanno dando le dimissioni, l’emorragia continua ed è inarrestabile si prevede un numero elevato di ristoranti e hotel che saranno costretti a chiudere il proprio locale per mancanza di personale, la politica come al solito affronta i problemi con superficialità convinta di risolverli usando la bacchetta magica”.
“Invece abbiamo bisogno di un intervento legislativo e di uno economico , quello legislativo per ridefinire i confini del contratto stagionale, l’istituzione della categoria del lavoratore stagionale e l’introduzione obbligatorio del cartellino sia negli alberghi che nei ristoranti, dopodiché bisogna incentivare le aziende che lavorano nel settore turistico balneare ad assumere almeno sei mesi con sgravi contributivi e allo stesso tempo investire sia nella promozione che nelle infrastrutture dei territori turistici per attirare il turista straniero nei mesi di bassa stagione e infine istituire un ammortizzatore solo per i lavoratori stagionali che garantisca una giornata di sussidio per ogni giornata di lavoro fino a un massimo di sei mesi. Questo è quello che bisognerebbe fare ma non sono né il ministro Garavaglia né il ministro Orlando le persone più adatte per lavorare su questo percorso…” conclude il Presidente ANLS.
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