HomeCronaca sindacaleLavoratori dei panifici, bloccati gli aumenti retributivi: è stato di agitazione nazionale

Lavoratori dei panifici, bloccati gli aumenti retributivi: è stato di agitazione nazionale

La trattativa per il rinnovo del CCNL della panificazione è attualmente sospesa vista l’impossibilità di riprendere i fili di un confronto giusto e necessario per dare l’adeguato riconoscimento economico e normativo ai tanti lavoratori del settore”.

Lo dichiarano in una nota congiunta i sindacati dei lavoratori Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil con cui denunciano il perdurare del blocco nelle trattative per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro dei dipendenti di panifici, forni, commercianti del pane, pasticcerie. Blocco che si traduce anche in uno stop agli aumenti economici che i lavoratori si attendono sulla base degli impegni contrattuali assunti dalle aziende datrici di lavoro.

Un confronto complicato – continua la nota – che si sta portando avanti in due tavoli separati, in quanto le parti datoriali, Fippa (Federazione italiana Panificatori) e Fiesa-Assopanificatori non siedono unitariamente al tavolo della trattativa e comunque, anche se con motivazioni differenti, entrambe non hanno la volontà di rinnovare il Contatto Nazionale di Lavoro”.

”Pertanto, anche in un momento così complicato e con una forte frammentazione del settore, caratterizzato da piccole e piccolissime aziende, Fai Flai e Uila dichiarano lo stato di agitazione e, annunciano che, nel mese di settembre, metteranno in campo un’iniziativa a livello nazionale per dare voce ai tanti lavoratori e lavoratrici della panificazione che hanno diritto ad un contratto rinnovato”, si legge nella nota nella quale si sottolinea anche il ruolo determinante dei ‘lavoratori dei forni’ nelle fasi più dure della pandemia.

I lavoratori “non si sono mai tirati indietro, sfidando la paura e le difficoltà in un momento così tragico per il nostro Paese e adattandosi a quanto le aziende richiedevano, dagli orari alla organizzazione complessiva del lavoro”.

“Non è più accettabile – si conclude la nota – la chiusura delle controparti, arroccate su posizioni speculative nei confronti dei lavoratori. Come sempre vogliamo il pane ma anche le rose”.

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