HomeEvidenzaMinistro Lavoro: “lavoro stagionale per i percettori RdC? Ok, ma non gratis”

Ministro Lavoro: “lavoro stagionale per i percettori RdC? Ok, ma non gratis”

Interviene in una sede istituzionale il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, per esplicitare la posizione del suo dicastero circa la proposta di inserire i percettori di Reddito di Cittadinanza nelle aziende agri-turistiche per lo svolgimento di attività stagionali, per le quali è sempre più difficile trovare manodopera. E lo fa questa volta, parlando alla Camera dei deputati durante un’interrogazione parlamentare (22 giugno 2022).

In particolare Orlando spiega come non è percorribile la strada di far svolgere i PUC (Piani di utilità collettiva), ai quali sono adibiti i percettori RdC, presso strutture private. In sostanza, puntualizza, i PUC non possono che essere fatte nell’ambito di strutture pubbliche. Boccia quindi l’idea che i beneficiari del sussidio possano lavorare gratis per imprenditori privati.

Ecco le sue parole:

“Sebbene occorra intervenire concretamente per rispondere all’esigenza rilevata dai datori di lavoro dei settori con maggior fabbisogno di lavoro stagionale, non ritengo percorribile la proposta di impiegare i percettori di reddito di cittadinanza secondo il meccanismo dei PUC, anche per attività in favore delle imprese del settore agrituristico, ovvero la richiesta di sospensione dell’erogazione del reddito di cittadinanza fino alla totale copertura dei posti di lavoro vacanti. In primo luogo, le attività previste nell’ambito dei PUC non sono assimilabili ad attività di lavoro subordinato, parasubordinato o autonomo e l’utilizzo dei beneficiari di reddito di cittadinanza nelle attività previste dai progetti non determina l’instaurazione di un rapporto di lavoro. La disponibilità a partecipare ad attività utili alla collettività rappresenta infatti un’importante forma di restituzione alla collettività che finanzia il reddito di quanto ricevuto tramite il beneficio. Al contrario, vincolare i beneficiari allo svolgimento di attività non retribuita presso aziende private che perseguono i propri interessi economici, certamente legittimi, non sarebbe in nessun modo compatibile con il principio di carattere sinallagmatico del rapporto di lavoro”.

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