Il nuovo governo firmato Fratelli d’Italia dovrà sicuramente mettere mano al Reddito di Cittadinanza: lo ha promesso ai suoi elettori.
Se non si dovesse arrivare a una sua totale cancellazione, senz’altro verranno rivisti alcuni requisiti per accedervi. Correzioni che si rendono necessarie soprattutto sul fronte delle politiche attive: il RdC nasce per aiutare le persone a inserirsi nel mondo del lavoro, ma i numeri raccontano un fallimento.
È Il Sole 24 Ore, nell’edizione dell’11 ottobre scorso, ad anticipare la proposta dei partiti di centro-destra che va per la maggiore:
“Un altro punto programmatico della nuova maggioranza di centro destra riguarda i correttivi al reddito di cittadinanza, per mantenerlo solo come strumento di contrasto alla povertà. La misura, anche quest’estate, ha avuto un effetto “spiazzamento” sul mercato del lavoro: larga parte del terziario non è riuscito a trovare i profili richiesti. Non è mai decollata l’altra gamba, quella legata alle politiche attive […]. Nel primo decreto legge Aiuti sono arrivate prime modifiche (ma oggi manca la normativa attuativa). Tra le ipotesi proposte dai partiti di centro destra c’è quella di revocare il sussidio dopo il primo “no” a un’offerta di lavoro congrua.“
Oggi il Reddito di Cittadinanza viene revocato al secondo rifiuto, in passato addirittura al terzo. Porre un limite più stringente al numero di offerte di lavoro rifiutabili ridurrà, inevitabilmente, il numero dei percettori del sussidio. Sussidio che, nella mente di Giorgia Meloni e compagni, dovrà andare solo a chi non può effettivamente lavorare.