Dopo un anno di sperimentazione, il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) ha varato la prima policy sul Coworking, che consentirà ai dipendenti pubblici di lavorare fuori dalla normale sede di lavoro.
Cos’è il Coworking?
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze non prevede di utilizzare spazi esterni ma di utilizzare spazi di lavoro condiviso all’interno della propria organizzazione come le Ragionerie Territoriali dello Stato e del Corti di Giustizia Tributaria, che sono le due strutture del MEF che sono rimaste capillarmente nel territorio.
Quali sono le finalità del lavoro condiviso?
Le finalità che il MEF ha dichiarato di perseguire sono le seguenti:
- migliore conciliazione delle esigenze di vita lavorativa e familiare, nonché maggiore benessere organizzativo e senso di inclusione del personale;
- maggiore flessibilità organizzativa con notevole impatto sulla sostenibilità ambientale, in considerazione della minore distanza da percorrere per il raggiungimento della sede di lavoro;
- riduzione delle richieste, da parte del personale, di trasferimento/mobilità sul territorio;
- possibili effetti positivi da interazione con altri ambienti di lavoro;
- diffusione del cosiddetto “desk sharing”, attraverso riorganizzazione interna e una razionalizzazione degli spazi nelle sedi centrali, con creazione di postazioni condivise, con successiva eventuale riduzione di costi fissi;
- sviluppo del processo di ammodernamento della dotazione tecnologica;
- miglioramento della cultura organizzativa e del livello di adeguatezza dell’organizzazione del lavoro;
- mantenimento del senso di comunità e di appartenenza.
Si tratta di obiettivi molto ambiziosi, dove economicità, benessere del dipendente, ecologia dovrebbero creare un circolo virtuoso tra dipendenti e amministrazione.
Chi potrà usufruirne?
Pur essendo aperto a tutti, il progetto trova un primo limite nel fatto che il numero di persone che possono partecipare non può essere superiore alle postazioni disponibili.
Sarà quindi necessario stilare una graduatoria in base alle seguenti priorità:
- lavoratori e lavoratrici con disabilità in situazione di gravità accertata;
- assistenza nei confronti di familiari con patologie ascrivibili al comma 3 dell’art. 3 della legge 104/92;
- essere lavoratore padre/lavoratrice madre di minori in condizione di monogenitorialità (da intendersi come assenza permanente affettiva e materiale dell’altro genitore a seguito di decesso, mancato riconoscimento, ovvero affido esclusivo disposto dal tribunale);
- essere lavoratore padre/lavoratrice madre nei tre anni successivi alla conclusione del periodo di congedo di maternità previsto dall’art. 16 del D.lgs. 26 marzo 2001 n. 151;
- essere lavoratrice in stato di gravidanza;
- avere residenza in una Regione diversa dalla sede ordinaria di servizio;