HomeEvidenzaAutotrasporto: Vietata Geolocalizzazione degli Autisti

Autotrasporto: Vietata Geolocalizzazione degli Autisti

Autotrasporto, i controlli effettuati dall’Ispettorato Nazionale del lavoro sono ancora troppo pochi, tuttavia l’84% delle aziende risulta irregolare.

E una recente sentenza del Garante della Privacy ha posto dei limiti anche alla geolocalizzazione dei conducenti.

Geolocalizzazione dei conducenti: quando è legittima?

In una sentenza dello scorso gennaio il Garante della Privacy ha chiarito che l’utilizzo di strumenti di geolocalizzazione per il controllo dei dipendenti non è vietato. Tuttavia, è lecito solo in presenza di precisi requisiti normativi.

La posizione dell’Autorità è netta: la geolocalizzazione costituisce una forma di controllo a distanza e come tale rientra nelle disposizioni dell’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori. Quindi è ammessa solo:

  • se giustificata da esigenze organizzative, produttive o di sicurezza del lavoro;
  • previa informazione dettagliata al lavoratore.

È fondamentale, inoltre, che il datore di lavoro ottenga un accordo sindacale oppure un’autorizzazione da parte dell’Ispettorato del Lavoro prima di attivare dispositivi GPS per finalità di controllo.

L’informativa deve chiarire finalità, modalità di trattamento e tempi di conservazione dei dati. Questi ultimi, in particolare, devono essere conformi alla normativa. Nel caso presentato al Garante, per esempio, il datore aveva conservato i dati per 180 giorni: un tempo decisamente troppo lungo.

Controlli solo sul 3% delle aziende di Autotrasporto

La sanzione per chi non rispetta le regole sulla geolocalizzazione dei conducenti dipendenti è abbastanza salata. Nel caso in esame, l’azienda di trasporti che effettuava il controllo continuativo degli autisti (circa 50 in tutto) ha dovuto pagare 50.000 euro e cessare immediatamente i trattamenti illeciti.

Ma se i conducenti sono più controllati rispetto al passato (+24,4% di autisti verificati rispetto al 2020), stessa cosa non vale per le imprese. Dal 2020 al 2024, infatti, le imprese controllate sono diminuite del 5,2% passando da 2.011 a 1.906. Sono i dati emersi durante il convegno “La riforma dell’autotrasporto compie 20 anni – Il D.Lgs 286/2005 fra luci e ombre” organizzato il 4 aprile scorso a Trieste.

L’attività dell’Ispettorato del Lavoro, che è tenuto per legge a fare controlli nella sede delle aziende per la verifica della normativa legata ai tempi di guida e riposo degli autisti e all’orario di lavoro, raggiunge infatti meno del 3% delle aziende.

E la carenza di ispezioni – anche a causa della cronica mancanza di personale e risorse – rende difficile contrastare fenomeni come l’uso improprio di cooperative, la somministrazione illecita di manodopera e l’impiego di lavoratori stranieri senza regolare contratto.

L’84% è irregolare

Nonostante i pochi controlli, è alto il tasso di irregolarità: almeno 8 aziende di autotrasporto su 10 passate sotto la lente degli ispettori del lavoro sono risultate irregolari.

Nel 2024, su 1.568 ispezioni totali, in 1.323 casi sono state rilevate non conformità rispetto alla normativa con un tasso dell’84,4%. In crescita rispetto al 2023, quando era dell’80,4%.

Le irregolarità maggiori riguardano l’uso del tachigrafo. Nel dettaglio, le infrazioni connesse a un suo scorretto utilizzo sono passate da 526 nel 2020 a 9.108 nel 2024: +1.631,18%. Secondo i documenti dell’Ispettorato, il fenomeno sarebbe da ricondurre all’introduzione, a partire da febbraio 2022, degli obblighi di registrazione sul tachigrafo, tra cui il simbolo del paese di attraversamento durante il trasporto, che sarebbe all’origine di molte infrazioni per uso improprio o scorretto del dispositivo.

Dal 2020 al 2024, inoltre, sono cresciute del 15% le infrazioni riguardanti i tempi di guida. Sono calate invece le irregolarità sui tempi di riposo (-14%) e quelle sulle registrazioni dei tempi di guida (-63%).

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