Gli stipendi non aumentano nonostante il doppio intervento del Governo mirato al taglio dei contributi a carico dei lavoratori per far incrementare le retribuzioni: uno con la legge di Bilancio e un altro in arrivo con il Decreto 1° maggio.
Malgrado il taglio del cuneo fiscale, l’Italia continua ad occupare la quinta posizione tra i 38 paesi dell’Ocse per l’incidenza di tasse e contributi sociali sul costo del lavoro. A rivelare la triste notizia è il rapporto Ocse sul Taxing Wages relativo al 2022, che Il Sole 24 Ore in edicola mercoledì 26 aprile riporta fornendone una contestualizzazione.
Aumento stipendi, il taglio del cuneo fiscale è servito davvero?
Nel 2022 ci sono stati due interventi a vantaggio dei lavoratori:
- da gennaio il taglio dei contributi dello 0,8% per i redditi fino a 35 mila euro con la legge di Bilancio 2022;
- un’ulteriore sforbiciata dell’1,2% dal 1° luglio al 31 dicembre del 2022 apportata dal decreto Aiuti bis del Governo Draghi.
Tuttavia, come fa notare il quotidiano, questi interventi non hanno garantito una diminuzione del carico fiscale sulle retribuzioni dei lavoratori italiani, che pagano molte più tasse rispetto ai colleghi europei: per un lavoratore single senza figli nel 2022 il costo del lavoro si è attestato al 45,9% contro una media del 34,6%, in crescita di 0,5 punti rispetto al 45,4% del 2021. Crescita registrata, appunto, nonostante i due interventi sopra elencati.
L’incidenza del 45,9% sui single è frutto della somma tra:
- 15,3% delle tasse sul reddito (contro una media Ocse del 13%);
- 6,6% dei contributi a carico del lavoratore (rispetto a una media dell’8,2%);
- 24% dei contributi a carico del datore di lavoro (a fronte di una media del 13,4%, è la terza aliquota più alta dell’Ocse).
Tra i Paesi industrializzati il maggior peso di imposte e contributi sul costo del lavoro si registra in Belgio con il 53% (+0,65 punti), seguito dalla Germania con il 47,8% (-0,29 punti), dalla Francia con il 47% (+0,14 punti) e dall’Austria con il 46,8% (-0,99 punti).
Aumento stipendi, quanto costa il lavoro per le famiglie?
Anche le famiglie non se la passano benissimo, ma qui la differenza la fa l’Assegno Unico, la prestazione previdenziale riconosciuta a chi ha figli a carico.
Sempre analizzando il report e secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, per una famiglia monoreddito con due figli il cuneo fiscale in Italia è al 34,9%, ancora sopra alla media dell’Ocse del 25,6% e si colloca in sesta posizione per incidenza più alta tra i Paesi industrializzati (in miglioramento dal 35,8% del 2021). Grazie all’Assegno Unico però c’è stata una riduzione del carico fiscale di 11 punti, ben superiore rispetto alla media Ocse di 8,9 punti percentuali.
In una famiglia con due lavoratori e due figli, invece, l’incidenza del cuneo fiscale in Italia è al 37,4% (rispetto al 39,5% del 2021), ancora sopra alla media Ocse del 29,4%, colloca il nostro Paese in settima posizione. Rispetto al 2021, in particolare:
- il cuneo fiscale è diminuito di 2,09 punti;
- l’imposta sui redditi è aumentata di 2,9 punti percentuali;
- i contributi a carico del lavoratore sono diminuiti di 0,61 punti;
- i contributi dal datore di lavoro sono rimasti invariati;
- i cash benefits sono aumentati di 4,37 punti per effetto dell’introduzione dell’Assegno unico (rispetto ad un calo nella media Ocse di 0,42 punti).