HomeCronaca sindacale"Metalmeccanici Aumento Salari, lo Stato prende il 50%"

“Metalmeccanici Aumento Salari, lo Stato prende il 50%”

Il 50% del salario lo prende lo Stato e così, anche se ci sono aumenti economici contrattuali con i 123,40 euro sulle Buste paga di giugno, i lavoratori fanno sempre fatica a recuperare il potere d’acquisto perso a causa dell’inflazione.

E’ questo, in sintesi, il messaggio che mandano i sindacati della metalmeccanica Fim-Fiom-Uilm al Governo, oggi, riuniti in conferenza stampa per presentare la nuova mobilitazione e lo sciopero di 4 ore per luglio. Al centro dell’agenda, dicono i sindacati, deve esserci il rilancio investimenti, attuazione del PNRR, transizione ecologica, scelte di politica industriale in tutti i settori strategici, da quello dell’automotive, a quello dell’energia, elettrodomestico, telecomunicazioni, siderurgia, cantieristica, telecomunicazioni, appalti telefonici e aerospazio.

Presenti all’evento in Corso Trieste, il Segretario generale Fim-Cisl Roberto Benaglia, il Segretario della Fiom-Cgil Michele De Palma e il Segretario Uilm-Uil Rocco Palombella.

Ecco quanto raccolto da TuttoLavoro24.it a proposito delle dichiarazioni sindacali su inflazione, recupero del potere d’acquisto, politiche governative.

Metalmeccanici: Aumenti tagliati dalle tasse

Tuttolavoro24.it: “C’è stato un lungo periodo di mobilitazione sindacale che ha avuto il culmine nel mese di maggio con tre manifestazioni a Bologna, Napoli, Milano. Successivamente – il 30 maggio – il governo ha convocato le parti sociali e durante la riunione il governo ha fatto sapere di voler affrontare le singole questioni aprendo dei tavoli tematici tra le parti sociali, uno dei temi è quello dell’inflazione a difesa del potere d’acquisto dei salari. Questi tavoli sono stati convocati? I sindacato si ritiene soddisfatto del metodo?”

Michele De Palma: “se si vuole affrontare il tema del potere di acquisto, i CCNL distribuiscono a tutti i lavoratori indistintamente una quantità salariale, di quella quantità una parte importante finisce in tassazione. In un paese in cui c’è la flat tax del 15% mentre altri pagano vari scaglioni che riguardano il sistema dell’imposizione fiscale, è necessario immaginare un elemento di equità che permetta alle persone che prendono un salario da CCNL possa servire a combattere l’inflazione, quindi noi il nostro dovere dal punto di vista contrattuale lo abbiamo fatto”.

Rocco Palombella: “…Ci riteniamo insoddisfatti perché, uno dei temi fondamentali in cui tutti noi abbiamo chiesto e chiederemo ancora, era quello di detassare gli incrementi contrattuali ed è un tema che non costerebbe niente al governo, perché quando noi negoziamo, proviamo a fare delle richieste e poi ci sono le aziende che producono la ricchezza e poi danno la loro parte. Se il 50% di questa ricchezza se ne impossessa lo stato senza aver contribuito a rendere il lavoro industriale più interessante è chiaro che si pongono problemi.

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