Abbassare i salari al Sud Italia è possibile e può portare ad importanti risultati occupazionali.
A dirlo è una ricerca sugli effetti della contrattazione salariale in Italia, messa a punto dagli economisti Andrea Ichino, Tito Boeri, Enrico Moretti e Johanna Posch utilizzando i dati della Qualità della vita del Sole 24 Ore.
Tenere bassi i livelli salariali a Sud e allo stesso tempo difendere il potere di acquisto dei lavoratori è possibile, poichè il costo della vita, dai prezzi delle case alla spesa delle famiglie è più basso rispetto al Nord.
A dare evidenza agli esiti di questa ricerca è il quotidiano Il Sole 24 Ore in Edicola oggi:
«Nella ripresa economica post Covid – dice uno degli autori, l’economista Andrea Ichino – il Sud non deve rimanere indietro. Per questo bisogna correggere le inefficenze del paese, adeguando gli stipendi non solo in termini temporali all’indice dei prezzi ma anche in termini spaziali, cioè geografici, al costo della vita locale».
Così, conclude la ricerca, «Se i salari nominali fossero autorizzati a riflettere la produttività locale, diminuirebbero nelle province a basso valore aggiunto e l’occupazione aumenterebbe».