HomeEvidenzaI Buoni Pasto spettano agli Infermieri turnisti: il Tribunale dice sì

I Buoni Pasto spettano agli Infermieri turnisti: il Tribunale dice sì

Agli Infermieri turnisti spettano i buoni pasto. Lo ha sancito il Tribunale di Viterbo che si è pronunciato lo scorso mese di aprile con due diverse sentenze. La notizia è stata diffusa dal sindacato Nursind che ha assistito i lavoratori che hanno fatto ricorso contro la ASL.

Il pronunciamento giurisprudenziale riguarda gli infermieri che svolgono oltre le 6 ore in tutti e tre i turni: mattina, pomeriggio e notte.

Disattesa la normativa del 2003 e i contratti collettivi

La violazione riconosciuta da Tribunale riguarda la normativa legale (decreto legislativo n. 66 del 2003) e contrattuale del personale sanitario che stabilisce il diritto alla mensa o ai buoni pasto da consumare nei locali convenzionati con l’Ausl per turni che superano le 6 ore.

In proposito l’articolo 8 comma 1 del d.lgs. 66/2003 prevede:

“Qualora l’orario di lavoro giornaliero ecceda il limite di sei ore il lavoratore deve beneficiare di un intervallo per pausa, le cui modalità e la cui durata sono stabilite dai contratti collettivi di lavoro, ai fini del recupero delle energie psico-fisiche e della eventuale consumazione del pasto anche al fine di attenuare il lavoro monotono e ripetitivo”.

Secondo i sindacati questa previsione normativa viene sistematicamente disattesa in quanto le Aziende predispongono regolamenti per l’utilizzo della mensa che creano, intenzionalmente, limitazioni all’impiego del buono pasto.

Infermieri esclusi dai Buoni pasto: prassi comune nelle ASL

La novità in arrivo da Viterbo, che si aggiunge ad altre sentenze, apre le porte ad altri ricorsi visto il costante mancato rispetto dei diritti da parte delle ASL. E non solo a danno dei turnisti. Spesso le esclusioni hanno riguardato anche i lavoratori con contratto a tempo determinato.

Atteggiamento contestato dalle sigle sindacali perchè – secondo quanto scrive Nursind in un comunicato – conferma come sia “radicata la volontà di spendere soldi pubblici per alimentare contenziosi che ad oggi seriamente non avrebbero il senso di esistere se solo ci fosse la voglia di mettersi in regola con la legge e la contrattazione collettiva nazionale”.

Il caso di Viterbo si aggiunge ad altri casi di cronaca sindacale visti sù e giù per l’Italia. Tra cui la vicenda, emblematica, dell’Azienda sanitaria regionale del Molise che nei mesi scorsi attraverso una delibera ha escluso 1.000 infermieri su 3.000 dai ticket pasto.

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