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Stato di emergenza portato al 30 aprile, cosa cambia per chi lavora o è in cassa integrazione

E’ stato approvato ieri sera il nuovo decreto legge che introduce ulteriori restrizioni per il contenimento della diffusione del Covid19 (per approfondirne i contenuti clicca qui).

Quali cambiamenti porta a chi è impegnato nel mondo del lavoro (come lavoratore autonomo, anche titolare d’impresa, o dipendente) e chi è in cassa integrazione?

Lo spostamento in avanti dello stato di emergenza (dal 31 gennaio al 30 aprile) se da un lato offre “certezze” circa il prosieguo delle azioni restrittive del Governo (un altro Dpcm è atteso entro stasera) dall’altro indica che il quadro che abbiamo avanti per i prossimi 4 mesi è “a tinte fosche”. E questo vale per tutti coloro che hanno effettuato degli investimenti e sono impegnati nelle attività lavorative.

I titolari di impresa che svolgono servizi di vendita al pubblico dovranno proseguire con le restrizioni agli orari di chiusura, che si fanno sempre più severe man mano che si passa dalla fascia gialla a quella arancione e poi rossa. I titolari dei pubblici esercizi come i bar saranno probabilmente costretti ad un ulteriore sacrificio: il Dpcm che sarà varato oggi, nel confermare la suddivisione dell’Italia in “fasce di rischio”, sospenderà il servizio di asporto attualmente consentito dalle ore 18:00. Le imprese impegnate nella produzione saranno invece costrette ancora a comprimere i ritmi produttivi a causa di un calo degli ordinativi.

Su questo un importante supporto arriva dalla cassa integrazione o assegno ordinario con causale Covid, che la Manovra di Bilancio ha prorogato nel 2021 per ulteriori 12 settimane che se utilizzate tutte in fila terminano il 31 marzo. In assenza di una proroga – è evidente – vi sarà un scopertura da partire dal 1° aprile.

Ma su questo la Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ha già promesso un intervento a breve (per approfondire clicca qui), crisi di Governo permettendo.

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