Decreto Taxi, per scongiurare la rivolta dei tassisti il Governo ha varato delle importanti novità per facilitare nelle attività una delle platee che da sempre gli sta più a cuore.
Un decreto che tuttavia non ha incontrato il gusto dei sindacati, che si dicono pronti a scendere in piazza se non ci saranno interventi migliorativi. Vediamo nel dettaglio quali sono le novità.
Decreto Taxi 2023: cosa prevede
Il decreto (varato ieri e che stabilisce anche dei prezzi calmierati per i voli) prevede 3 importanti novità:
- eliminata dal decreto la misura che introduce la possibilità, per chi è titolare di una licenza, di averne una seconda da “affittare” ad altri: ora le nuove licenze potranno andare solo a «nuovi operatori» (salva dunque la formula “una licenza – un’auto”);
- aumento delle licenze del 20% nelle città, con procedure semplificate per il rilascio da parte dei Comuni;
- aumento degli incentivi per l’acquisto di auto non inquinanti fino a 10 mila euro (esteso anche alla categoria degli NCC).
Il divieto della cumulabilità delle licenze (la misura più contestata dai rappresentanti dei taxi) è stata voluta in particolare dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, il quale da sempre ha cara la categoria delle auto bianche.
Tali novità non sarebbero tuttavia bastate ad attenuare il malcontento tra i sindacati. «La nostra risposta sarà lo sciopero generale e la mobilitazione. Questo decreto non deve essere convertito in legge» fanno sapere da Cgil Unica a La Stampa. Non esclude di scendere in piazza nemmeno la Uil Trasporti, dopo aver incontrato, con le altre associazioni di rappresentanza della categoria, i tecnici del ministero delle Imprese. La loro richiesta è chiara: maggiore impegno nella lotta contro le multinazionali che sul web fanno concorrenza alle cooperative e ai Comuni regolamentando il settore.