HomeCronaca sindacaleDurante la pandemia non ci siamo fermati, ora dateci gli aumenti

Durante la pandemia non ci siamo fermati, ora dateci gli aumenti

Questa mattina con la benedizione dei segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil, i sindacati dei metalmeccanici hanno organizzato uno sciopero di 4 ore con presidi in tutta Italia per chiedere il rinnovo del contratto di lavoro e per l’occupazione.

Francesca Re David, leader delle Fiom, è giusto incrociare le braccia in piena seconda ondata di pandemia?

«Questo sciopero cade ad un anno esatto dal primo incontro tra sindacati e Federmeccanica. In 12 mesi la posizione degli industriali non si è spostata di un centimetro. Sostanzialmente sono pronti a riconoscere solo il recupero dell’inflazione e questo significa zero centesimi di aumento in busta paga. A marzo abbiamo scioperato per la salute e per mettere in sicurezza le imprese e oggi ha assolutamente senso astenersi dal lavoro per ottenere un aumento del salario e contro la precarietà del lavoro».

Ma così non si rischia di far crescere la tensione sociale?

«Perché questa domanda non la rivolge a Federmeccanica che in dodici mesi non ha mai affrontato il problema dell’aumento del salario? In primavera con i nostri scioperi abbiamo messo in sicurezza le imprese e questo ha consentito anche di riprendere la produzione. Le imprese in molti settori della metalmeccanica non hanno perso profitti, hanno fatto innovazione e prendono una valanga di soldi spesso svincolati dall’occupazione adesso riconoscano e diano valore al lavoro delle operaie e degli operai. La tensione sociale cresce se aumentano le ingiustizie sociali. Ed è inutile negare che negli ultimi mesi le disuguaglianze sono aumentate aggravando una situazione già compromessa dalle scelte fatte in questi anni da tutti i governi che hanno seguito la strada indicata dal mondo delle imprese che ha puntato alla precarizzazione del lavoro».

Che cosa si aspetta dal governo?

«Dalla fine degli anni Novanta non ci sono più stati interventi governativi nelle trattative per il contratto nazionale, hanno scelto la strada della neutralità anche se dal mio punto di vista si tratta di una neutralità di parte».

Un punto di vista molto politico ma in concreto che cosa dovrebbe fare il governo?
«Noi al governo non chiediamo soldi per i contratti ma ci aspettiamo che sostenga le nostre richiesta attraverso la defiscalizzazione degli aumenti salariali. Ma ci aspettiamo anche interventi sugli ammortizzatori sociali che coinvolgano anche i precari. Questo governo deve fare un passo indietro rispetto alla precarizzazione del lavoro con politiche attive che premino la riduzione dell’orario di lavoro».

Riduzione dell’orario di lavoro? E’ sicura? E come?

«Certo che sono sicura. Come? Ad esempio attraverso l’estensione dei contratti di solidarietà. Ci auguriamo che il governo ci ascolti a differenza di come finora ha fatto sul RecoveryFund. La nuova emergenza rischia di mandare in soffitta la programmazione futura».

E che cosa proponete?

«Il tema della riduzione dell’orario è legato anche alla gestione delle rivoluzione digitale. Da tempo chiediamo un tavolo sulla siderurgia e un altro sull’automotive alla luce della fusione tra Fca e Psa nche sull’auomoptive. Non riusciamo a capire se hanno un’idea o se stanno solo a guardare».

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Fonte: fiom-cgil.it

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