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Braccianti e badanti vittime di caporalato, lavoro nero e violenze sessuali: scoperto sistema ‘nazionale’

Sfruttamento di manodopera straniera, caporalato, violazione delle norme sull’immigrazione. Queste ed altre sono le accuse mosse dalla Procura di Roma verso un sodalizio criminale capeggiato da un 74enne e composto da almeno 14 persone che favoriva l’ingresso e la permanenza irregolare in Italia, allo scopo di destinarla a lavori come colf o badante oppure come braccianti agricoli e operai, anche in condizioni di sfruttamento. Cinque le ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di alcuni di loro.

A riportare la notizia è il quotidiano Gazzetta del Sud su cui si apprende anche del coinvolgimento di “un’organizzazione criminale che con la complicità di un Caf e di una fantomatica onlus umanitaria favoriva sia l’ingresso irregolare in Italia di giovani moldave sia l’arrivo di operai o braccianti poi sfruttati sul mercato”.

Gli immigrati, una volta giunti in Italia venivano dagli organizzatori collocati presso i datori di lavoro in varie regioni italiane (Campania, Sicilia, Lazio, Calabria, Lombardia). Una volta avviati al lavoro, gli stessi fruivano della copertura della presunta associazione criminale per la permanenza illegale sul territorio nazionale.

L’indagine della polizia ha riscontrato anche degli episodi di violenza fisica e di violenza sessuale nello specifico. L’inchiesta condotta dalla Procura di Roma è infatti partita nel settembre 2018 proprio a seguito di una ragazza moldava ha denunciato agli investigatori di aver subito molestie sessuali da parte di un uomo presso il quale lavorava come badante e colf.

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