Pensioni 2024, quali sono le proposte sul tavolo del Governo per gestire l’uscita dal mondo del lavoro?
Le pensioni sono state al centro dell’incontro tecnico sulla previdenza tenutosi con la CISL presso il Ministero del Lavoro lo scorso 5 settembre. Vediamo cosa bolle in pentola, tra possibili proroghe e novità.
Pensioni 2024, come cambia Opzione Donna?
La CISL ha chiesto di ripristinare Opzione Donna recuperando i requisiti anagrafici di 58/59 anni di età e annullando i 3 paletti che hanno fortemente ridimensionato la platea delle lavoratrici interessate. Così com’è oggi, Opzione Donna non piace nemmeno alla Ministra del Lavoro Calderone: l’uscita anticipata a 60 anni di età e 35 di contributi, infatti, ad oggi è limitata alle sole lavoratrici disabili, caregiver o dipendenti di aziende in crisi e nel corso di quest’anno solo 3 mila donne hanno potuto usufruirne.
Se la proposta del Ministero del Lavoro di concedere la pensione alle lavoratrici a 63 anni di età e 35 di contributi non passasse, la Ministra avrebbe pronta un’alternativa: riconoscere alle donne anni di contributi in base al numero di figli e dando peso anche al lavoro di cura fatto a casa e non retribuito.
Pensioni 2024, ultime novità e conferme del Governo
Tra le conferme c’è l’adeguamento delle pensioni utilizzando il già rodato meccanismo a scaglioni, con una rivalutazione all’inflazione piena solo per gli assegni pensionistici fino a 4 volte il minimo INPS. Adeguamento che riguarderà anche le pensioni di invalidità, per le quali sono previste aumenti e arretrati visti i mancati aumenti dell’anno scorso.
Confermato anche l’aumento delle pensioni minime fino a 670 euro, anche se l’obiettivo della minima a 1.000 euro tanto voluto dall’ex leader di Forza Italia Silvia Berlusconi resta lontano.
Sembra destinata a tramontare, invece, la proposta leghista di Quota 41, la pensione a 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. Il Governo, infatti, propenderebbe per Quota 103 (uscita dal lavoro a 62 anni di età e 41 anni di contributi) con un rafforzamento dell’Ape Sociale, l’assegno ponte riconosciuto a partire dai 63 anni in vista del pensionamento vero e proprio ai lavoratori disabili, impegnati in mansioni faticose e ai disoccupati di lungo corso.
A tal proposito, la CISL ha chiesto delle semplificazioni rispetto alla procedura di accertamento dei requisiti per i lavori gravosi e usuranti e ha ribadito la necessità di equiparare gli elenchi dei lavori gravosi per la pensione anticipata precoci e per l’Ape sociale. Elenchi che il Governo avrebbe in mente di ampliare.