NASpI di novembre 2023 in ritardo, perché in alcune zone l’indennità di disoccupazione fa fatica ad arrivare? Perché INPS non paga a tutti ma qualcuno registra dei ritardi importanti?
Se in alcuni casi gli accrediti sono già partiti o stanno per partire, altri percettori reclamano di non avere nemmeno la disposizione di pagamento. La responsabilità può essere di INPS, ma non sempre. Vediamo quindi quali sono i motivi che si celano dietro ai ritardi del pagamento della NASpI.
NASpI novembre 2023 non arriva: cosa succede?
Innanzitutto occorre diversificare la condizione di chi aspetta la NASpI per la prima volta da coloro che invece sono habitué della prestazione. Chi a novembre riceverà la prima mensilità di NASpI in assoluto ci sta che debba attendere qualche giorno in più per motivi “fisiologici”. La risposta dell’INPS arriva entro 30-60 giorni dall’invio della domanda, via email, Sms o cartacea.
Se invece si è in attesa delle mensilità successive alla prima le ragioni dei ritardi possono essere diverse.
Va considerato che la NASpI è gestita a livello locale, pertanto le pratiche vengono affidate alle strutture INPS sparse sul territorio. Non è la sede centrale a occuparsene e ciò comporta una tempistica e una mole di lavoro diversa da zona a zona. Di solito le sedi più oberate sono quelle delle città metropolitane come Roma, Napoli, Milano, Torino e Palermo. È proprio qui che possono verificarsi i maggiori ritardi, anche se non è una regola.
Altre volte invece la responsabilità del ritardo o del mancato accredito è del percettore: per esempio potrebbe non aver comunicato a INPS il reddito presunto, obbligo che sorge all’inizio di ogni anno e che il percettore non adempiente potrebbe portarsi dietro da tempo. Anche non aver convalidato le dimissioni telematiche fatte alla Direzione provinciale del lavoro (o il permesso di soggiorno nel caso di lavoratori stranieri) può comportare una sospensione dei pagamenti della NASpI.
INPS può sospendere i pagamenti anche se il percettore non si presenta al Centro per l’impiego quando viene convocato. Chi è disoccupato e percettore di un sussidio statale (anche del Reddito di Cittadinanza o del Supporto Formazione e Lavoro per esempio) è obbligato a presentarsi ai CpI quando viene chiamato, pena la sospensione di una mensilità o, se recidivo, la decadenza del sussidio stesso. Anche non stipulare il patto di servizio entro 15 giorni dall’invio della domanda per la NASpI comporta il blocco dei pagamenti.
Ma il percettore può non entrarci nulla con il ritardo dei pagamenti. La NASpI infatti può non arrivare se il datore di lavoro non ha inviato entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di competenza i modelli Uniemens (o lo ha fatto in ritardo). Tale modello serve per denunciare all’INPS le retribuzioni mensili corrisposte ai dipendenti, i contributi dovuti e l’eventuale conguaglio delle prestazioni, delle agevolazioni e degli sgravi anticipati per conto dell’INPS.