HomeEvidenzaCassa integrazione pagamenti ritardo INPS da aprile: 600mila in attesa, il motivo

Cassa integrazione pagamenti ritardo INPS da aprile: 600mila in attesa, il motivo

Senza lavoro e senza Cig”, così titola in un articolo-inchiesta la versione on-line di ItaliaOggi, che denuncia come ci sarebbero circa 600mila i lavoratori che attendono da aprile di ricevere la cassa integrazione salariale dall’Inps con conseguenti gravi difficoltà per l’economia familiare.

Questa volta l’Istituto previdenziale avrebbe rallentato con le liquidazioni non per intoppi burocratici o errori nella fase di invio delle domande da parte dei consulenti ma perchè non ha fondi a sufficienza. “E i soldi – si legge in una news – non ci sarebbero perché è la Ragioneria dello stato a non sbloccarli. Ovvero, quando li sblocca, lo fa a «tranche», non tutti in una volta, causando i rallentamenti tra il momento di autorizzazione alla cassa integrazione e quello di erogazione delle relative prestazioni”.

Uno stop and go burocratico che tanto ricorda la ‘settimana di passione’ che vivono i lavoratori dipendenti delle aziende artigiane ogni volta che devono ricevere il pagamento dell’assegno ordinario attraverso Fsba, ricevendo i fondi dal Ministero del Lavoro, che noi di TuttoLavoro24.it raccontiamo puntualmente ormai da più di un anno.

Dunque – come detto – non anomalie di procedura. Secondo quanto scrive ItaliaOggi, Inps “avrebbe solamente cinque mila pratiche ancora in lavorazione ma per altre problematiche. A loro volta, le imprese con l’impegno dei consulenti riescono scrupolosamente a rispettare procedure e tempistiche fissate dai vari atti normativi e dalle istruzioni di ministero del lavoro ed Inps”.

“Il problema – continua il portale di informazione – scaturisce da una regola seguita dalla ragioneria nell’autorizzare la spesa per ammortizzatori: non lo fa nell’intera misura stanziata dalle norme, ma a «tranche» sulla base del “tiraggio” periodico. Il fine? Fare cassa, risparmiare. Il tiraggio è il rapporto fra le ore autorizzate dall’Inps e quelle effettivamente utilizzate dalle aziende. Nel 2020 è stato pari al 35% per la Cigo e al 50% per la Cigs e Cigd. Ciò vuol dire che le aziende hanno richiesto più ore di cassa integrazione di quelle poi utilizzate”.

“[…] ciò significa – continua l’articolo – che non tutti i fondi preventivati serviranno effettivamente per pagare la cassa integrazione: quanto risparmiato è (ri)utilizzato come fossero nuove risorse per finanziare nuovi periodi di cassa integrazione in nuovi atti normativi. Questo meccanismo, certamente dai buoni fini, ha spinto la ragioneria a stringere i cordoni della borsa quando l’Inps chiede l’ok su risorse per pagare le indennità: anziché mettere subito e tutti i fondi a disposizione, lo fa a tranche nella speranza di risparmi di risorse dai successivi tiraggi”.

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